Mi chiamo Anna Elisa e già questo è particolare perché doppio nome e, come era usanza una volta, sarebbero i nomi dalle 2 nonne, ma un po' corretto perché una nonna si chiamava Elisa l'altra invece non si chiamava Anna bensì Annita, ma mi hanno chiamato Anna. Però tutti gli amici mi chiamano Annalisa, diciamo, e non Anna Elisa.
Sono nata a Bassano, una bellissima città da cui io sono letteralmente scappata perché mi stava troppo stretta, proprio troppo stretta. Spirito libero, indipendente e, un po' giovane, ho preferito andarmene un anno in collegio quando avevo 16 anni proprio perché i miei erano un po' troppo tradizionali. Sono rientrata a Bassano per finire il liceo e, subito dopo a 19 anni, mi son trasferita a Padova dove ho fatto la Scuola di Servizio Sociale e sono diventata assistente sociale. Con grande mia gioia, dopo solo un annetto ho detto a mio papà: “Io non ho più bisogno di un tuo aiuto economico, sono indipendente”. Insomma volevo proprio acquistare questa mia indipendenza economica, mi son sempre fatta da sola tutto.
Dopo la Scuola di Servizio Sociale, con grande mio interesse e gioia, ho lavorato per una decina d’anni come assistente sociale di cui gli ultimi 5 presso il comune di Vigonza con una equipe tutta di donne. Felici abbiamo fatto tantissime iniziative. Dopo 5 anni abbiamo deciso, tutta l’equipe insieme, di cambiare lavoro perché, con la venuta delle ASL che prima non c'erano, il comune di Vigonza ha cominciato a dipendere dal comprensorio di Camposanpiero per cui non eravamo più libere di fare iniziative solo comunali, ci hanno bloccato. Per capirci, noi avevamo il pulmino che portava i bambini che avevano bisogno presso l’Anffas o altre strutture a Padova; abbiamo aperto un consultorio familiare; abbiamo aperto l'asilo nido e con la venuta delle ASL, per esempio, per l’asilo nido essendo comunale era tutto a posto mentre il consultorio familiare doveva essere comprensoriale. Tutta l’equipe è entrata in crisi per questi cambiamenti e ognuna di noi ha scelto un indirizzo leggermente diverso e la psicologa della mia equipe mi ha detto: “Annalisa iscriviamoci ad Architettura” e io ho detto: “Più che Architettura io mi vado ad iscrivere a Matematica” (io ho sempre avuto il pallino per la Matematica) e lei mi ha risposto: “Ma no, io ti vedo ad Architettura” e ci siamo iscritte ad Architettura. Di fatto poi la Luisa ha abbandonato perché mi ha detto che l'aveva fatto un po' per convincermi e ha, invece, scelto di fare la psicoterapeuta.
Io invece mi sono laureata in Architettura. I primi anni, rimanendo assistente sociale, era abbastanza pesante perché c'erano molte ore (non avevo ancora le figlie) e ho deciso di accettare un lavoro part-time che mi permetteva di studiare. Ho avuto l'Irene che è la mia prima ragazza e mi sono laureata in 6 anni aspettando col pancione Arianna.
Vivo a Padova ormai da quando avevo 19 anni o 20. Ne ho 73 quindi sono 50 e rotti.
Sono vedova e ho 2 ragazze. Sono andata in pensione a 68 anni.
Quando ero a Bassano ho abitato in 2 case diverse perché mio padre era un dirigente delle Smalterie Metallurgiche Venete ed era prassi che i dirigenti, e non solo loro ma anche gli impiegati, avessero nei dintorni la casa di proprietà della fabbrica. Penso pagasse un affitto, non so. Poi, quando andò in pensione, ci siamo trasferiti in una casa che era di proprietà di mia nonna materna in Via Museo in centro a Bassano e siamo stati lì dove, poi, i miei hanno vissuto fino alla morte.
Quando sono venuta a Padova devo dire che ho vissuto all'inizio in un mini appartamento da studenti trovato dai miei, dove sono stata un paio d'anni. Poi mi sono trasferita sempre in un appartamento però un po' più grandino dove sono andata a vivere con altre persone, dove sono rimasta un 5-6 anni e c'era un terrazzino che condividevo con la mia dirimpettaia che era 1 metro….penso 1 metro, macché 80 cm per 1 metro e 20 ecco !
Poi ci siamo trasferiti qui in Arcella e ho vissuto in via Mendelssohn per altri 4-5 anni sempre in affitto fino a quando abbiamo deciso di comprare la casa dove io vivo da 37 anni.
Se penso a tutte le case in cui ho vissuto quella di cui ho un ricordo speciale è proprio quella dei miei primi 15 anni a Bassano. Me la ricordo molto bene. Me la ricordo come una casa molto spaziosa e piena di armadi a muro. Era una casa strutturata molto bene che ti fa amare proprio la casa perché non soffocava, era piena di luce e anche con una grande terrazza molto profonda, più un giardino. La proprietà era austriaca, la Western, e spesso arrivavano il proprietario oppure altri dirigenti e si portavano tutta la loro cultura diversa dalla nostra e io bimba di 6-8-9 anni ero affascinata da queste persone con abitudini diverse dalla mia.
Ricordo i giochi che facevo con mio fratello correndo in queste stanze perché, poi, queste stanze erano molto ben collegate e avevano anche una caratteristica che io riproporrei volentieri in un edificio: le stanze della zona giorno non erano divise da muri ma da pareti in vetro. Quindi dall’ingresso tu vedevi il salotto, poi quando eri in salotto vedevi il soggiorno e poi il tinello. Era una casa di una volta e quindi c'era la cucina con la dispensa per tenere al fresco gli alimenti, poi il bagnetto e la cameretta della donna di servizio che una volta la signora aveva e che anche la mia mamma una volta ha avuto, devo dire. Io ricordo, ad esempio, di essere sempre stata accompagnata a scuola. Io andavo a scuola dalle suore, naturalmente, quindi dalla mattina alla sera, e venivo accompagnata dalla signora Anna che, insomma, era una ragazza con cui ecco trascorrevo molto tempo. Ricordo anche altre abitudini tipo: io non cenavo e non pranzavo mai coi miei cioè, perché a mezzogiorno ero a scuola e alla sera dovevo cenare prima di mio padre per non disturbare. Poi il mio papà mi veniva a salutare eccetera, insomma c’erano un po' abitudini di tipo diverso. Però in questa casa in occasione dei Natali o delle Pasque venivano i cugini, i parenti.
Ritornando però al discorso di io e mio fratello che ci correvamo dietro (ho un fratello più grande di un paio d'anni), noi facevamo il giro di tutte le camere nascondendoci perchè pur essendoci il vetro, ci nascondevamo sotto questa murettina dove poi c'erano i mobili appoggiati e ci correvamo dietro….eh mi ricordo che lui s’è anche, per colpa mia, rotto un dente, un incisivo, perché mi son fermata di colpo e mi ha dato una testata e s’è spaccato il dente !
Diciamo che ho dei bei ricordi di questa casa. Poi aveva l’orto, un giardino molto grande. Nell'orto con Anna andavamo, facevamo, mi è sempre piaciuto. Ah poi c'era un'altra cosa: un granaio enorme e una cantina idem e mio fratello, che è sempre stato un grande appassionato di moto e motori (poi ha fatto ingegneria meccanica), quando io avevo 15 anni l'ultimo anno che eravamo là, anzi no scusa io avevo 14 anni e lui 16 anni, gli hanno regalato un Demm…sai ? un motorino e lui mi disse: “Dai che ti insegno a guidare la moto !” motoretta insomma ecco. E lui aggiustava, faceva giù in garage e dopo quando veniva l'inverno che era troppo freddo mi diceva: “Dai dammi una mano che la portiamo su” e la portava in casa. Mia mamma poveretta ! Ecco questi ricordi particolari con ‘ste assi di legno perché non c’era l’ascensore e c’erano quindi 6 rampe di scale con il pianerottolo da fare e lui aveva trovato gli assi giusti, lunghi e allora mettevi giù l’asse e spingi ! Poi prendeva l’asse e lo spostava avanti. Terribile terribile !!!
Quando poi io stavo finendo la scuola per diventare assistente sociale, mio fratello studiava a Padova ingegneria e mio padre aveva detto: “Beh vi compro una macchina, una 500 per tutti e due, ve la dividete”. Le camere, allora, non era facile come disposizione, ma se lui era in camera e mi parlava, io lo sentivo perché erano adiacenti e una sera mi fa: “Senti, e se prendessimo una moto invece ?” e io dicevo: “Beh sì mi piacerebbe però Giannantonio dopo per me sarà difficile guidarla da sola”. Meno male che s’è convinto e abbiamo scelto una 500 che abbiamo usato per tanto tempo.
Un bel ricordo in questa casa è che c'era una cucina molto grande con piano in marmo sotto la finestra e mia mamma faceva il….come si chiama quello con lo zucchero caldo che butti sulla pietra e si raffredda tipo croccantino del colore caramello. Cose che non ho mai fatto poi in via Museo perché non si adattava la casa. Ho un bel ricordo di via Marinoni.
Ora ti racconto perché ho comprato la casa dove vivo oggi. Allora, mio marito mi ha dato carta bianca, diciamo, a livello di scelta che doveva restare entro un certo budget. La casa era un rudere, vecchissima. Era dei primi del 900 ed era stata salvata dalle bombe qui all’Arcella ed era una bifamiliare e ci viveva la perpetua del parroco, così mi era stato detto. La cosa che mi aveva colpito è che aveva un bassorilievo sotto il cornicione un po’ degli anni '30, un po’ floreale con le coppe con la frutta e i fiori. Purtroppo nella ristrutturazione non sono riuscita a salvarlo. Ma la cosa più importante per me era che, a differenza di tantissime altre casette qui nel quartiere dove ogni casa ha un po' di verde, nella mia il verde era tutto da una parte dando così l’impressione di un giardino un po’ più ampio. Mi avevano colpito anche le finestre con gli scuri anni ‘30.
Sono felice di vivere nella mia casa, la sento calda, funzionale, accogliente verso gli altri. Ad esempio una cosa che ho subito pensato è di fare una cucina enorme cioè buttare giù quello che doveva essere un muro che divideva il tinello dalla cucina e creare un unico ambiente grande perché avrei invitato sempre tanti amici e volevo che gli amici partecipassero alla preparazione del cibo che per me è essenziale.
Un’altra particolarità della mia casa è il suono dell’acqua: ho una fontana nel giardino dove l’acqua scorre sempre e ce l'ho da tanti anni. E’ stata una delle cose che volevo avere e sono riuscita ad averla. Dà molto lavoro però sono contenta !
Nella mia casa c'è sempre qualche cosa di vecchio che mi ricorda la mia vita. In genere sono mobili che hanno una storia. Ad esempio il mobile della zia Gianna o la cassapanca di mia mamma dove la nonna aveva messo il corredo.
Poi ci sono mobili funzionali. Per esempio io leggo tantissimo quindi librerie librerie librerie che proprio tengano libri e che abbiano la funzione di tener libri ! Come mobili unisco un po' il moderno e l'antico, ma l'antico perché è un ricordo.
Mi piace il colore: in sala c'è una colonna che io ho laccato in rosso tipo le colonne pompeiane col capitello nero; c’è una porta, che divide la sala dalla cucina-tinello, con vetri colorati; c’è una libreria che sembra un quadro di Mondrian rosso giallo nero verde. E tanti quadri, tanti quadri perché devo dire che mio nonno era pittore quindi, io e tutta la mia famiglia, abbiamo ereditato i quadri di mio nonno che era è un bravo pittore e poi in questi quadri era raffigurata mia nonna, suo fratello. Quindi anche lì c’è la famiglia.
Quando io ho scelto questa casa quarant’anni fa era per il giardino ma non solo per le piante, ma perché io adoro avere animali. La prima cosa che ho fatto quando siamo venuti ad abitare è che ho detto a mio marito: “Bene adesso arriva un cane” e abbiamo preso un cane che allora nessuno conosceva che è il Labrador. Si chiamava Artur detto Arturone. Poi sono arrivati i gatti.
Adesso, in questo momento, ho Linda una gatta che ha 14 anni e la Candy che è una cagnolina.
Io mi alzo sempre molto presto e i primi momenti della giornata li dedico sempre al mio giardino e ai miei animali.
Sempre nelle prime ore del mattino leggo perché mi piace molto ed è l'ora per me migliore per la lettura.
Trascorro molte ore seduta al mio tavolo. Il divano non lo vivo tantissimo nel senso che nel divano io mi siedo soltanto alla sera quando guardo la televisione e permetto al cane, al gatto di venirmi vicino. Tutte le mie attività si svolgono invece sul tavolo, dal computer con cui cerco di imparare l'inglese, ma soprattutto quella che è una passione, un hobby, che è diventata anche un lavoretto che è quella della creazione, realizzazione con la carta riciclata di oggetti tipo collane, bracciali, orecchini, borse, contenitori, anche vasi e fiori in carta. Bellissimi. Ora ho anche il bigliettino “Artigiana della carta”. Devo dire che il fare questa bigiotteria mi ha aiutato, questo movimento delle dita, come si dice, calmo, costante, semplice, ripetitivo mi dà serenità.
Con la cucina il tavolo si si ci dovrebbe essere sempre con un fiore, con qualche cosa come le fotografie delle mie bimbe, sì si, potrei dormire in qualsiasi posto anche non sul letto per dire ma questo spazio ci dovrebbe essere sempre.
Per me la casa è un rifugio e una protezione. Devo dire che non ho sofferto a cambiare le case però a questa casa sono molto legata perché ho il giardino. Io adesso esco e mi raccolgo i pomodorini dall’orto: era questo che io volevo. Quindi ho un rapporto molto profondo con questa casa e, infatti, mi dispiace allontanarmi per troppo tempo anche se viaggio volentieri.
Questa casa, con le bimbe, era una casa funzionale alla famiglia. Quando le bimbe hanno cominciato a diventare grandi e ad allontanarsi da casa, le stanze cominciavano a rimanere vuote e non avevo mai pensato di affittare una stanza sinceramente, ma è successo.
Abbiamo trovato che un architetto turco stava cercando una stanza a Padova. Allora, forse molti avrebbero pensato: “Ti immagini se mi porto un Turco in casa ?”, ma io essendo stata in Turchia, ma anche conoscendo tantissime altre persone, non mi sono mai posta quel problema e dall'oggi al domani è arrivato a casa ed è ancora oggi nostro amico anche se vive a Berlino con la sua famiglia.
Tuttora affitto delle stanze sia ad italiani che a stranieri e sono contenta di questa mia scelta.
Il mio sogno sarebbe quello di raddoppiare il giardino. Devo dire che poi quando ci lavoro, specialmente a questa età e specialmente in orto, è una tragedia perché già dopo 1 ora sono con la schiena a pezzi.
Io vorrei poter stare fin quando sono proprio vecchia che muoio qua, con una badante che mi aiuta. E mi piacerebbe avere i nipotini che crescono qua a cui posso insegnare l'orto, i pomodori, il seminare….queste cose qui ! Oppure fare anche delle attività in giardino oppure avere un cagnetto. Insomma sì mi piacerebbe che sia per sempre. Anche se poi penso: “Vabbè e se divento stupida ?” perché, sai, succede, demenza senile ! Però si, mi piacerebbe stare sempre qua, farmi i miei giri, andare a trovare le mie figlie.
Penso che questa mia casa rispecchi la mia anima. E’ un po’ un casino perché è piena di tante cose perché io sinceramente mi riempio di oggetti e di ricordi.
Ecco ora sono curiosa di sapere della tua casa