L’esperienza alla Libera Università dell’Autobiografia arrivata verso la fine della mia attività lavorativa mi ha, come si dice, aperto un mondo. L’ascolto empatico delle storie degli altri è stato il sostegno del mio lavoro in ambito sociale e poter coltivare ancora questo aspetto, così vitale per la mia persona, mi ha subito coinvolta e interessata. Lavorare nel gruppo #RaccogliStorie consente di costruire passo passo qualcosa che ci arricchisce e ci accomuna. È una bella esperienza!
Mi sono avvicinata a #RaccogliStorie quando mi si è presentata l’occasione di raccontare la mia, di storia. Ho scoperto l’effetto benefico del sentirsi ascoltati, il piacere dell’incontro e da allora mi sono appassionata a quanto le persone hanno voglia di raccontare di sé. Passione confermata ultimamente con la partecipazione ai corsi della Libera Università di Anghiari. Che si tratti di un viaggio, del rapporto con il cibo o di una storia d’amore, attraverso il racconto di chi mi parla, incontro punti di vista diversi e sento che la mia mente si apre.
Quando ero piccola la maestra mi chiamava “ mitra” perché parlavo sempre e troppo velocemente. Crescendo sono rimasta una persona a cui piace molto raccontare storie e anche scriverle, ma che è meno brava ad ascoltare in silenzio le storie degli altri. Però anche ho capito che cosa perde chi non sa ascoltare, che è un po' come una persona che resta chiusa dentro la sua stanza. Per fortuna le vite degli altri mi interessavano e mi piacevano davvero e così avevo un buon motivo per cambiare. In questo impegno nel gruppo #RaccogliStorie, ho trovato un'attività che è una terapia ma anche un premio allo stesso tempo, perché le persone che si sentono ascoltate si aprono come un germoglio.
Da sempre mi piace disegnare e dipingere, per questo sono stata contentissima di poter realizzare le immagini della pagina iniziale del sito delle #RaccogliStorie. Ho sempre pensato di essere più in sintonia con le immagini che con le parole, però in alcune circostanze mi sono resa conto di quanto sia bello e importante dar voce a chi abbia voglia di raccontare alcune esperienze che ha vissuto. Sia per lasciarne una testimonianza ad altri, sia per ricostruire un filo che le tenga insieme, un senso e un valore nella propria storia personale. Per questo sono contenta di fare ogni tanto capolino collaborando anch'io a qualche intervista o a qualche lettura di questo gruppo divertente e creativo.
Mi chiamo emanuela (la “e” minuscola non è un errore !). Per me è importante vivere in relazione con chi ci circonda nel mondo: persone, vicende, luoghi si intrecciano davanti a me....ed ecco che si apre il desiderio dell’ascolto! Nell'attività di #RaccogliStorie e narrazioni di altri sento che, da una parte, è un compito molto prezioso che mi viene affidato e dall’altra stimola la riflessione su me stessa e il mio stesso vivere.
Ho lavorato per molti anni come insegnante ed ho imparato ad ascoltare. Entrando nel gruppo #RaccogliStorie avrò sicuramente l'occasione di approfondire le mie capacità di ascolto empatico ed entrare in relazione con l'altro. Sono curiosa ed in attesa di scoprire quali possono essere le modalità per comprendere il mondo della persona che mi troverò a intervistare.
Sono da sempre interessata a conoscere le storie e le vite delle persone che mi circondano. Tanti anni di attività lavorativa in qualità di psicologa, mi hanno sensibilizzato all'ascolto empatico dell'altro. Nulla è diventato negli anni per me più appagante, del ritrovare l'autenticità della persona che ho davanti, attraverso l'ascolto partecipe di quello che ha da dire e raccontare di sé. L'intervista autobiografica rappresenta per me un po' il prolungamento ideale di questo percorso. Un incontro, definito da uno spazio e da un tempo, offre la possibilità di raccogliere ricordi, riflessioni ed emozioni che si tramutano spesso in una occasione di arricchimento reciproco. Avere l 'opportunità di fare questo lavoro in gruppo è inoltre per me, molto più coinvolgente ed appagante. Attraverso le tematiche individuate di volta in volta dal gruppo #RaccogliStorie intravedo la possibilità di condividere, custodire e fare memoria di storie personali che forse, diversamente, non avrebbero occasione di venire alla luce.
Ho perso i miei genitori molti anni fa e rimpiango di non averli intervistati, adesso che so come si fa, perché loro avrebbero avuto tante cose da dire. Anche per questo motivo oggi amo #RaccogliStorie: in fondo la storia di ogni persona contiene un nucleo “intrigante” che è bello ascoltare e portare alla luce
Laureata in psicologia, ho lavorato per molti anni in scuole statali, in ambito amministrativo. Ho dato le dimissioni dal lavoro per potermi occupare dei figli (due maschi, ora adulti) con maggiore disponibilità di tempo. Ho svolto attività di volontariato in varie associazioni. Il mio interesse per le persone mi porta all’ascolto, sperimentando sempre che l’ascolto attivo di storie personali induce a relazioni più aperte e autentiche. E le relazioni autentiche sono la forza e la a felicità di #RaccogliStorie
Cosa ti ha spinto a partecipare a questa "avventura” di #RaccogliStorie, mi hanno chiesto. La prima risposta che mi è venuta spontanea è stata: avere una visione di un mondo un po’ più largo. Mi è sempre piaciuto lavorare con gli altri, condividere, farmi mettere un po’ in crisi, ascoltare e sperimentare cose per me nuove.
Mi sono accostato a gruppo #RaccogliStorie per motivi “professionali”: avendo da alcuni anni concentrato i miei studi e le mie ricerche nell’ambito antropologico, ho trovato il lavoro di questo gruppo di forte interesse da questo punto di vista. Per spiegare meglio le ragioni del mio coinvolgimento, userò le considerazioni, particolarmente incisive nella loro sinteticità, di Pietro Clemente: «Le storie di vita servono a capire le “culture” e quindi a capire l’antropologia; l’etnografia ha bisogno di rappresentazioni autobiografiche, di storie e racconti di vita».
Le storie di vita, infatti, sono in grado di moltiplicare i punti di vista su di una situazione e, alla fine, su di un’intera società; hanno la capacità di rafforzare in chi le rileva e in chi le legge l’immaginazione morale a partire da un punto di vista coinvolgente; infatti, in un racconto autobiografico l’Altro si offre, sul piano della comunicazione come in quello immaginativo, all’immedesimazione e al confronto.